Villa Del Principe - Palazzo Di Andrea Doria

18 Galleria Aurea


Galleria Aurea

Intorno alla metà del Cinquecento, nacque in Francia lo stile architettonico della “galleria”, un luogo di prestigio nelle dimore nobiliari, definito dall’Accademia della Crusca una “stanza da passeggiare, dove si tengono pitture e cose di pregio”. Giovanni Andrea I Doria realizzò la galleria di Villa del Principe tra il 1594 e il 1595 per farne il nuovo centro di rappresentanza della dimora: fu infatti inaugurata per l’arrivo di Margherita d’Austria che fece sosta a Genova prima di imbarcarsi sulle galee Doria in direzione della Spagna, dove raggiunse il marito Filippo III Asburgo.La volta, ornata da Marcello Sparzo tra il 1597 e il 1599, è caratterizzata da una struttura impostata su cinque grandi riquadri, uno dei quali è andato perduto a causa dei bombardamenti della II Guerra Mondiale.Intorno ad essi, è organizzata una ricca decorazione a stucco composta da figure allegoriche, scene di matrice classica e simboli araldici.Le decorazioni plastiche, oggi di un tenue color ocra, presentavano in origine colori molto vivaci, nei toni del verde, del bruno e dell’azzurro.L’apparato decorativo della Galleria, impreziosito da una doratura assai ricca e diffusa, rappresentava la glorificazione della figura di Andrea Doria e l’esaltazione della dinastia.Sui lati lunghi, si sviluppano infatti le figure dei Dodici Cesari, probabilmente rappresentazioni di antenati della famiglia Doria nei panni di antichi condottieri romani.Sul lato corto, in fondo alla sala, appare infatti la figura di Andrea Doria in veste di condottiero antico, in atto di calcare col piede una testa di Turco che riprende l’iconografia ideata da Giovanni Angelo Montorsoli per la statua marmorea originariamente collocata a Palazzo Ducale e ivi recentemente riposizionata dopo le ingiurie conseguenti ai moti giacobini di fine Settecento.
La sala presenta un lussuoso apparato tessile in velluto cremisi e tela d’oro che ripercorre quello ricordato alla morte di Giovanni Andrea I Doria e rinnovato nel 1627, con la medesima associazione di colori e materiali, in occasione delle nozze di Giovanni Andrea II e Maria Polissena Landi. Tra i numerosi arredi sei e settecenteschi storicamente legati al palazzo spicca per importanza un nucleo di elementi riferibili in parte direttamente alla mano di Filippo Parodi, massimo interprete della scultura barocca genovese, e in parte al suo ambito. Infine, sempre risalenti alla seconda metà del Seicento, sono le due portiere recentemente restaurate e collocate sul lato nord dell’ambiente. Si tratta di manufatti caratterizzati da un fondo di damasco giallo e ricami a riporto di velluti di vario colore, che creano un complesso intreccio di girali, foglie e fiori dominato al centro da un imponente stemma Doria.

Sculture in legno dorato

In occasione del rinnovo dell’apparato decorativo del palazzo per i festeggiamenti del matrimonio Doria – Pamphilj nel 1671, Filippo Parodi fornì “due statue di legno intagliate e indorate” da identificarsi nella magnifica coppia di sculture lignee giocate sul tema araldico dell’aquila sostenuta da tritoni, di esplicito accento berniniano nella forza espressiva e nella plastica morbidezza. Sempre attribuibili al Maestro, ma forse eseguiti in un secondo momento, verso la fine del XVII secolo, sono: due reggitorciere raffiguranti tritoni che sostengono putti intenti a soffiare in ampie conchiglie, quattro volute con forme puramente decorative e due sostegni per buffetti a foggia di aquila e croce di Sant’Andrea, sopra i quali si conservano sculture in marmo in origine appartenenti alla fontana del Nettuno del giardino meridionale. Altre due coppie di lumiere dorate rappresentanti delfini e putti, sorretti da scogli dipinti, sono state recentemente attribuite al maestro Ludovico Ayroldi, probabile autore anche del piede di tavolo con quattro delfini sormontato da un piano in commesso di pietre dure.

Tavoli in commesso di pietre dure

Il primo tavolo, subito a sinistra dell’ingresso del salone, è sormontato da uno splendido piano in commesso di pietre dure, probabilmente di lavorazione fiorentina o romana. La struttura, tecnicamente perfetta, è connotata da un bordo a girali fitomorfi e da un centro in alabastro in cui sono inserite immagini di pesci, uccelli, serpenti e diavoli. Il secondo tavolo, posto alla sommità della Galleria, presso l’ingresso della cappella, reca un piano in marmi colorati databile ai primi anni del XVII secolo, eseguito a Genova, come sembra indicare l’uso di pietre in larga parte locali e qualche incertezza esecutiva. I due manufatti sono stati reimpiegati su basi di legno intagliato e dorato eseguite nel tardo Seicento.