Villa Del Principe - Palazzo Di Andrea Doria

17 Sala di Paride


Sala di Paride

Nella seconda metà del Cinquecento, Giovanni Andrea I ampliò il palazzo e commissionò a Marcello Sparzo, noto plasticatore di Urbino, un ciclo decorativo a stucco che valorizzasse le nuove stanze della dimora. Il grande riquadro centrale della volta, distrutto dai bombardamenti del 1944, illustrava tematiche di tipo “privato”, in particolare il “Giudizio di Paride”.La scena era ispirata a un’incisione di Marcantonio Raimondi su disegno di Raffaello e costituiva un evidente segno di continuità con l’apparato decorativo del resto del palazzo, in particolare con il Salone del Naufragio, dipinto sul modello di un’altra celebre incisione del Raimondi. La scelta del soggetto è stata forse dettata dalla volontà di onorare le nozze tra Andrea II Doria e Giovanna Colonna, i giovani sposi ai quali le stanze erano probabilmente destinate.
La sala è attualmente allestita come camera da letto e conserva tre pregevoli consolle seicentesche su cui sono posizionate sculture in marmo. Tra le due finestre, sormontate da mantovane in legno dorato raffiguranti figure maschili tra girali fitomorfe, un putto regge una conchiglia: si tratta di una delle statue che ornavano la fontana del Nettuno nel giardino meridionale, ricoverata all’interno del museo per motivi conservativi. Sulle altre consolle invece spiccano due putti dormienti, scolpiti per interni e in buono stato conservativo, che vengono ricondotti all’ambito di Francesco Maria Schiaffino. Infine nella stanza sono conservati tre importanti dipinti del ciclo di nove tele eseguite da Domenico Piola in occasione del matrimonio celebrato nel 1671 tra Giovanni Andrea III Doria e Anna Pamphilij, nipote di papa Innocenzo X.

I quadri di Domenico Piola

Il matrimonio tra Giovanni Andrea III e Anna Pamphilj si inseriva nella strategia di alleanze nuziali che nella seconda metà del Seicento legava le più importanti famiglie dell’aristocrazia genovese con la corte papale. I festeggiamenti per le nozze organizzati nella Villa del Principe furono un trionfo del gusto barocco, per la varietà e la qualità dei manufatti commissionati per l’evento: dalle carrozze ai gioielli, dagli abiti ai dipinti, dagli arredi agli argenti. In tale contesto si inserisce il ciclo di nove tele realizzate da Domenico Piola, l’artista forse più rappresentativo del barocco genovese nella seconda metà del Seicento. I tre quadri esposti nella Sala di Paride costituiscono a loro volta una piccola serie tesa alla celebrazione allegorica dell’unione nuziale e delle virtù della stirpe Doria. Intorno all’aquila araldica dello stemma di famiglia, sono infatti rappresentati in atteggiamenti diversi alcuni putti che sembrano giocare con i simboli delle arti, della musica e della guerra, a significare il valore militare del casato e l’eccellenza dei Doria nei diversi campi del sapere e della conoscenza. L’unione tra le due nobili stirpi è celebrata anche sotto il profilo iconografico in una delle tele, attraverso l’accostamento tra l’aquila dei Doria e la colomba dei Pamphilj, unite ad una corona di alloro che allude probabilmente alla tradizione nuziale nell’antica Roma.